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Una Onlus bresciana nell’inferno di Tondo

Una Onlus bresciana nell’inferno di Tondo

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Una Onlus bresciana nell’inferno di Tondo

Tondo è un’immensa bidonville  vicina al porto di Manila, una sorta di città nata sui rifiuti di una delle più grandi discariche a cielo aperto esistenti al mondo, la «Smokey Mountain», cioè la montagna fumante. Su questa montagna di rifiuti, che esala un fetore inimmaginabile e inquinante, vivono un milione di persone in baracche di latta, cartone e legno, senza acqua potabile, energia elettrica e fognature. Per queste persone, che provengono dal sud delle Filippine (Mindanao) o dalle montagne, la discarica è l’unica fonte di sopravvivenza, perché tra i rifiuti trovano quel poco che serve a loro per vivere, ma nello stesso tempo è fonte di malattie, soprattutto la Tbc. Giorno e notte centinaia di camion scaricano nuovi rifiuti e la gente del posto, bambini compresi, accorre cercando di accaparrarsi l’immondizia più redditizia: metalli e plastica.

 

I progetti portati avanti dai volontari sono tre: la clinica Talita Kumì, realizzata a Tagaytay (a due ore da Manila) per i tanti bambini affetti da tubercolosi, accanto alla quale sorge la Green House (serra), l’ambulatorio e la scuola della Gioia. La scuola della Gioia è un edificio che l’onlus ha ristrutturato per ospitare 25 bambini dai 5 anni in su, che vivono nella Smokey Mountain. Questi bimbi sono malnutriti, si cibano degli avanzi raccolti nella discarica, e quindi spesso sono malati di Tbc o epatite. I loro genitori, quando sono presenti, non hanno un lavoro nemmeno saltuario. La scuola della Gioia garantisce loro l’accesso ai servizi di base, quali cibo, medicine, ma offre anche attività didattiche e ludiche. Da circa 18 mesi alcuni di questi bambini sono stati inseriti in un programma speciale di sostegno a distanza: si può contribuire al loro mantenimento minimo, versando una quota annua di 144 euro.

 

Ma il progetto si vuole allargare anche alle famiglie di origine, prive di abitazione e lavoro, rendendo loro accessibile la mensa comune. Grazie alla raccolta fondi da parte dei volontari, sono 1.800 i bambini che hanno avuto la possibilità di studiare e 160 sono quelli sostenuti dal Gruppo di Brescia. Aiuto chiama aiuto e così «Una mano aiuta l’altra» si è aperta ad altri progetti che riguardano l’acquisto di materiale scolastico e borse di studio per i bimbi della scuola di Bicol e, fuori dalle Filippine, l’acquisto di scarpe per i bimbi del Bakhita Convent in Uganda delle suore Comboniane e l’acquisto di materiale scolastico per un orfanotrofio in Cambogia.

S.O.S. BIRMANIA – Proprio in questi giorni «Una mano aiuta l’altra» sta cercando fondi per una scuola costruita in Birmania. Il vescovo locale li ha contattati perché la scuola è pronta, ma i bimbi non possono frequentarla: non ci sono i soldi per pagare le sette maestre. Lo stipendio annuo per ciascuna di queste insegnanti ammonta a circa 240 euro all’anno. Adottando una di queste maestre è come se si adottasse un’intera classe bambini! Per contribuire: IBAN IT35 B086 9211 2050 2700 0270 853.

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Madre, Novembre 2008 (Lucilla Perrini)

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